Database su AWS: scegliere quello giusto
Introduzione
Ogni applicazione ha bisogno di un cuore che batte: il database.
Nel mondo tradizionale la scelta era semplice: un buon relazionale e via.
Ma con il cloud, e soprattutto con AWS, le opzioni si sono moltiplicate.
Oggi non si tratta più solo di memorizzare dati. Si tratta di scalare senza interruzioni, ridurre i costi, garantire resilienza globale e adattarsi a workload che cambiano in continuazione.
Ed è qui che arriva il dubbio: RDS, Aurora o DynamoDB?
Tre soluzioni, tre filosofie diverse, tre strade che possono cambiare completamente le sorti di un progetto.
In questo articolo vedremo come orientarsi tra queste scelte, con esempi pratici che ti aiuteranno a capire quale database è davvero quello giusto per la tua applicazione.

Dal database tradizionale al cloud-native
Un tempo la domanda era semplice: meglio MySQL o PostgreSQL? Oracle o SQL Server?
Oggi invece la complessità è un’altra: il cloud non si limita a offrirti un database gestito, ma ti dà decine di modelli differenti, ciascuno ottimizzato per un workload specifico.
AWS ha fatto scuola: non solo ha portato i database relazionali “classici” nel cloud (tramite RDS), ma ha creato anche soluzioni ripensate da zero per il cloud, come Aurora e DynamoDB.
E questo mette gli sviluppatori di fronte a una scelta che non è più solo tecnica, ma anche architetturale ed economica.
SQL o NoSQL: la prima domanda da porsi
La distinzione di base rimane la stessa: relazionale o non relazionale.
- Con RDS (Relational Database Service) ottieni la versione gestita dei database relazionali più diffusi: MySQL, PostgreSQL, MariaDB, SQL Server e Oracle. È perfetto se vuoi compatibilità con applicazioni esistenti e un modello di dati strutturato e transazionale.
- Aurora è la versione “cloud-native” di RDS: compatibile con MySQL e PostgreSQL, ma progettata da AWS per offrire fino a 5 volte le performance, scalabilità quasi infinita e resilienza multi-AZ e multi-region.
- DynamoDB rappresenta invece il mondo NoSQL serverless: non ti preoccupi di provisioning, replica o scaling. Paghi solo le operazioni e ottieni latenza in millisecondi, anche con milioni di richieste al secondo.

Quando usare RDS
Immagina di dover gestire un ERP o un CRM aziendale: dati strutturati, tabelle, join complessi.
Qui RDS è perfetto: ti consente di sfruttare database relazionali consolidati, senza la fatica della manutenzione manuale (backup, patch, replica).
Un altro vantaggio? La continuità. Se il tuo team lavora da sempre con PostgreSQL, RDS elimina solo le complessità operative, senza cambiare le abitudini.
Se cerchi compatibilità e semplicità, RDS è la scelta più naturale.
Quando usare Aurora
Ora pensa a un e-commerce che deve reggere picchi di traffico durante il Black Friday.
In questo caso serve un database più elastico: Aurora.
Non solo è più veloce di RDS, ma con Aurora Serverless v2 può scalare automaticamente in base al carico, facendoti pagare solo l’effettivo utilizzo.
Aurora porta con sé caratteristiche uniche:
- Replica globale con Aurora Global Database.
- Storage auto-riparante, replicato sei volte.
- Integrazione nativa con Lambda e i servizi serverless.
Aurora è il compromesso ideale tra la solidità dei relazionali e la flessibilità del cloud.
Quando usare DynamoDB
Infine, immagina un’app di messaggistica o un sistema IoT con milioni di utenti.
Scritture continue, letture distribuite ovunque nel mondo, latenza che deve restare bassa.
Qui brilla DynamoDB:
- Multi-region con Global Tables.
- Scalabilità praticamente illimitata.
- Nessuna gestione di server o replica: è serverless al 100%.
DynamoDB è perfetto quando contano velocità, scalabilità e disponibilità globale.

Errori comuni nella scelta del database
Molte aziende finiscono nei soliti tranelli:
- Usano RDS per tutto e poi scoprono che non scala abbastanza.
- Scelgono DynamoDB “perché è serverless”, ma i dati relazionali diventano ingestibili.
- Trascurano i costi di lettura/scrittura, soprattutto in DynamoDB, che possono crescere rapidamente.
La regola è semplice: non scegliere per abitudine, ma per use case.
E se la risposta fosse: “tutti e tre”?
Sempre più architetture moderne combinano più database insieme, sfruttando il meglio di ognuno:
- Aurora per le transazioni,
- DynamoDB per le sessioni utente,
- Redshift per le analisi avanzate.
È la cosiddetta polyglot persistence: usare più database per parti diverse della stessa applicazione.
Non è complessità inutile, ma una strategia per avere il massimo delle performance e della scalabilità.
E se si sceglie un’architettura a microservizi, questa logica diventa ancora più naturale:
ogni servizio può avere il proprio database, scelto in base alle esigenze specifiche.
Un servizio dedicato alla gestione degli ordini può usare Aurora, quello per il tracciamento dei log può appoggiarsi a DynamoDB, mentre l’analisi dei dati può essere affidata a Redshift.
Il risultato è un sistema più flessibile, scalabile e resiliente, dove il database non è più un vincolo unico, ma una risorsa ottimizzata per ciascun microservizio.

Conclusione
Su AWS non esiste “il database migliore in assoluto”.
Esiste quello più adatto al tuo workload.
- Se ti serve compatibilità e semplicità → RDS.
- Se vuoi prestazioni elevate e scalabilità elastica → Aurora.
- Se cerchi bassa latenza e disponibilità globale → DynamoDB.
E in molti casi, la risposta non è uno solo… ma un mix.
La vera forza del cloud è questa: non devi adattare la tua app al database, ma scegliere il database che si adatta meglio alla tua app.